Ci uniamo al coro plaudente per l’avvenuta firma della sospirata permuta “Boschetti”, ora il Parco Iris potrà vedere la sua realizzazione; un progetto di singolare estensione, tra i più importanti d’Europa, un vero omaggio alla sensibilità ecologica dell’Amministrazione.

Tenacia, coerenza, visione, capacità di far squadra, un mix vincente che fa ben sperare per il futuro vicino della nostra amata città.

Come rammenta il post della pagina “Insieme per Giordani”, la fattibilità dell’Iris dipende dall’appena menzionato progetto Boschetti che purtroppo non può vantare eguali parole di elogio nonostante l’audace creatività dell’Artista coinvolto. Un “tacon” proprio adiacente al Canale e a Giotto, i cui limiti ed errori abbiamo indefessamente denunciato compreso l’imbellettamento speculativo delle due palazzine per nasconderne l’attempata e mediocre fattura.

Vista del cantiere in corso

Il malessere che sopportiamo non è dato tanto dalla fanfara compiacente della comunicazione, strategia in vista delle prossime elezioni con la retorica pubblicitaria del “mondo delle meraviglie renderizzato”, quanto, invece, l’incoerenza “ecologica” tra i due interventi. Un istinto ideologico green per il parco europeo periferico cede il passo al consueto “grey mani sulla città” addolcito da un tappeto erboso, superbamente presentato come Parco Tito Livio; un pacchetto di modesto spessore sovrapposto all’asfalto esistente, finito in erba con qualche cespuglio. Certo, il problema ci racconteranno, è la bonifica dei terreni e l’eccessivo costo per compiere un lavoro a regola d’arte. Lo sappiamo e lo abbiamo sempre saputo! Per questo riteniamo che lo spirito ecosostenibile dell’Amministrazione avrebbe dovuto manifestare un alto profilo d’azione e non limitarsi al giardinaggio. L’architettura della città è la ricerca del possibile necessario.

Si ha l’amara sensazione che il Boschetti sia sempre stato un razionale e consapevole sacrificio “palazzinaro” a tutela dell’Iris; trascurando per miopia e ignoranza, il forte significato storico, urbanistico e il ruolo ordinatore che l’intera area avrebbe potuto esprimere per la riorganizzazione del comparto che abbraccia la stazione fino alla prima Arcella.

E come nel passato gli sprovveduti cittadini hanno digerito lo scempio dei quartieri medievali Santa Lucia e Conciapelli, il tombinamento dei canali, gli sventramenti di monumenti cinquecenteschi e tanto altro ancora, oggi si illuderanno con la grande abbuffata pseudo ambientalista.

Il ricorso di abusati slogan propagandistici accompagneranno quel torpore “post prandium” della pennichella allontanando la concreta consapevolezza di tutti che sotto il tappeto Tito Livio non c’è niente! E non è un film!