The Cuban Square (Plaza de la Revolución)
(Cuba, 2022)

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(🇮🇹) Le città del XXI secolo devono far fronte al disordine dei flussi sempre più numerosi e garantire con forza, permeabilità, porosità e accessibilità alla natura e alle persone.

Se riconosciamo l’Avana come un “patrimonio dell’umanità di enorme rilevanza storica”, non possiamo trasformare Plaza de la Revolucion in un “salotto all’aperto”, bulimico di soluzioni “non convenzionali”. Nella irreversibile concezione mercantilistica della post metropoli, perseguire “l’intrigante” conduce alla statica cosmesi figurativa, allo spettacolare funzionare bene secondo la retorica di una rigenerazione urbana speculativa, non certo a un integrato abitare meglio! La globalizzazione ha fallito, l’ideologia del mercato e il suo tecnocratico omologare con ridondanza non garantiscono ricchezza e equità ma accentuano separazioni, diseguaglianze spaziali e ingiustizie sociali.

Il nostro progetto, riconoscendo la Plaza come una permanenza da conservare nella sua concreta immanenza, limita l’intervento alla definizione e realizzazione di un permeabile perimetro fisico, percettivo, eteronomo, che alterna i vuoti ai pieni destinati a flessibili funzioni collettive per la città e per i turisti. L’architettura riorganizza i margini, mette insieme, proporziona, restituisce frammenti di significati e dinamiche relazioni con l’immediato intorno dei quattro punti cardinali (il memoriale di José Martì, la biblioteca, il teatro e la sala polivalente immersa nel parco a nord est), delle sedi stradali, delle sospese icone di Ché Guevara e Camilo Cienfuegos.

Il flusso eterogeneo e spontaneo riconosce il rinnovato luogo come un proscenio incompiuto da conformare, personalizzare, riempire, attraversare e condividere. Le persone si muovono negli spazi, li vivono e qualificano! Inaspettata accoglienza, imperfetta firmitas, irripetibile mutevolezza!

 

(🇬🇧) Cities of the 21st century have to both cope with the disorder of ever-increasing flows and to firmly grant permeability, porosity and accessibility to nature and people.

If we recognize Havana as a ‘world heritage site of enormous historical significance’, we cannot turn Plaza de la Revolucion into an ‘open-air lounge”, bulimic of ‘unconventional’ solutions. In the irreversible mercantilist conception of the post-metropolis, pursuing ‘the intriguing’ leads to static figurative cosmetics, to the spectacular working well according to the rhetoric of a speculative urban regeneration, certainly not to an integrated better living! Globalisation has failed, market ideology and its technocratic redundant homologation do not guarantee wealth and equity but accentuate separations, spatial inequalities and social injustices.

Our project, recognizing the Plaza as a permanence to be preserved in its concrete immanence, limits its intervention to the definition and realization of a permeable physical, perceptual, heteronomous perimeter, alternating empty and full spaces destined for flexible collective functions for the city and for tourists. Architecture reorganizes margins, puts together, proportions, restores fragments of meanings and dynamic relationships with the immediate surroundings of the four cardinal points (the José Martì memorial, the library, the theatre and the multipurpose hall immersed in the park north-east), of the roadways and of the suspended icons of Ché Guevara and Camilo Cienfuegos.

The heterogeneous and spontaneous flow recognizes the renewed space as an unfinished proscenium to be conformed, personalized, filled, traversed and shared. People move in spaces, experience and qualify them! Unexpected welcome, imperfect firmitas, unrepeatable mutability!

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